Il regista
Patrick Guinand scrive di Venezia come di una città con una sua teatralità
naturale , un regalo per chi ha occasione di vederla ancora una volta. Venezia
o si ama o si odia , e per desiderarla come una vera e propria amante la devi
imparare, la devi sapere tutta non solo nella bella stagione ma anche di
inverno quando arriva la marea sospinta dai venti di bora.... il "
foresto" così si chiama lo straniero, il turista non se ne rende conto..
Venezia è bella
anche quando sei in attesa del vaporetto e ti accorgi già di "
galleggiare" .. si certo , la sala d'attesa del vaporetto galleggia è
logico direbbe uno della Giudecca.. beh quello è il primo impatto che si ha
appena si arriva a Venezia : il mal di mare.
Tra i vaporetti
che si incrociano ai limiti di sicurezza ai ponti che scavallano sui canali
fino a condurti verso minuscole callette ..
E' facile
perdersi e non te ne tira fuori neanche l'ultimo GPS di grido ... sei li spesso
fermo ad un approdo di gondola
e ti domandi ma
come cavolo sono finito qui ... Ciàcołe veneziane e non baruffe chiozzotte ...
!
Per chi ha la
tradizione dalmata nel sangue ( io qualche briciola) ricorda gli Sciavoni , i
marinai dalmati che approdavano
alla scuola di
San Giorgio per imparare un mestiere.. molti di loro provenivano da Zara .. la
mia città.
Se siete già
stati a Venezia potete non farvi assorbire dalla magnificenza della città che soverchia normalmente
il turista
straniero al primo impatto.. ci sono tanti piccoli dettagli caratteristici che
sfuggono ai più...
Solo a Piazza San Marco basti sapere che non è stata sempre così.. infatti il selciato è stato
depositato solo dopo la
seconda metà del 1200 grazie alla lungimiranza del doge Venier che trasformò il
" brolo" ad erba in lastricato
"a pietre
cotte, aggruppate in quadri, mediante tramezzi di liste di marmo"...
e i veneziani lo
acclamavano con ampia fiducia al grido " Quelo che ti vol Doge" ...
Se cammini nelle
calli non correre ma soffermati ... leggi le scritte sui muri .. .mi hanno
colpito una scritta :
" No aver el
cuor in afano è afanarse par gnente ... no so se l'è merda ma el can la cagada
"
" No far
listòn.. Mona, magna e tasi "
" Amore ,
merda e cenere .. le xe tre cose tenere !! "
Se volete
riassumere lo spirito venexiano... vi bastano queste frasi . Ironia . Tanta
ironia .
Come lo stesso
gobbo del Rialto che la riporta tale .. vicino il sotoportego del banco-giro (
sede del pubblico banco mercantile) , c'era un tronco di colonna da cui si
bandivano le leggi.
Questa colonna
era sostenuta dal Gobbo di Rialto, scultura di Pietro da Salò (1541). Era
abitudine a Venezia, che ladri e piccoli malfattori venissero frustati sul
percorso S.Marco-Rialto. Punto di arrivo e fine della pena, il Gobbo di Rialto.
Il malcapitato, baciava la statua.
Ma se si viene a
Venezia in Carnevale non potrete fare a meno di conoscerne lo spirito ma forse
un po lo conoscete già con la frase " ridi, ridi che la mama ga fato i
gnòchi" !
L'ironia è sempre
il minimo comune denominatore della vita veneziana di ieri e di oggi " ai
paròni. le caréghe i ghe le fa a seconda del culo; nialtri invense gavemo da
farse el culo a seconda dele caréghe ovvero ai ricchi tutto va come vogliono;
noi poveri dobbiamo necessariamente adattarci..ai ricchi infatti adava sempre
ben ... Quando venezia era notte c'erano solo dei lumicini , i cesendeli, che
rendevano po diluci fioche all'oscurità delle calli .
Per decreto del
governo dal 1450 in poi vennero istituite le Codeghe ... cioè facchini, i
quali, con un fanale acceso, e con un ombrello, se il tempo era piovoso,
s'appostavano di sera presso qualche caffè delle Procurarie di S.Marco, oppure
in altro sito frequentato, affine di servire coloro che volevano farsi
accompagnare da essi alla propria abitazione.
L'altro giorno si
parlavano di bestemmie, bestemmiatori ... i veneziani e gli schiavoni sono
stati , sono e saranno sempre grandi bestemmiatori. Due cose in Venezia erano
molto difficili da disfare: la bestemmia, usata da ogni grado di persone, ed i
vestimenti alla Francese .
Chiaramente si
puniva di più la bestemmia . Chi bestemmiava era punito eccessivamente : aver
tagliata la lingua , ad aver strappati gli occhi, e mozza la destra, e quindi
ad essere perpetuamente banditi.
Anche per i preti
che dovevano essere morigerati capitava di bestemmiare . per essi la CHEBA . Si
rinchiudevano in una cheba, o gabbia, di legno, armata di ferro, penzolante
dalla metà
del campanile
di S.Marco, ove
stavano esposti dì e notte, all'intemperia, per tutta la vita, o per un tempo
determinato, ricevendo il cibo giornaliero per mezzo d'una cordicella che
calavano al basso.
" ...Venezia
che muore, Venezia appoggiata sul mare,
la dolce
ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti,
che cercano in
mezzo alla gente l' Europa o l' Oriente,
che guardano
alzarsi alla sera il fumo - o la rabbia - di Porto Marghera.."
Anche Charles Aznavour non scherza con Venezia ..
" ... com'è
Triste Venezia di Sera La Laguna se Si Cerca Una Mano che Non Si Trova Più si
Fa Dell'ironia davanti A Quella Luna che Un Dì Ti Ha Vista Mia e Non Ti Vede
Più"
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